
Gli studiosi dell’Università di Chicago hanno presentato una ricerca che ha visto coinvolti 200 soggetti affetti dal disturbo esplosivo intermittente, una condizione caratterizzata da attacchi d’ira improvvisi e smisurati, in grado di turbare la vita di coloro che della malattia sono affetti e dei loro familiari, amici e colleghi.
I ricercatori, dopo aver sottoposto i volontari ad esame del sangue, hanno rilevato livelli più elevati rispetto alla norma di proteina C-reattiva e interleuchina 6, due sostanze connesse a stati di infiammazione sistemica.
Non è ancora chiaro se l’infiammazione innesca l’aggressività o se sono i sentimenti aggressivi a scatenare l’infiammazione, ad ogni modo lo studio indica che le due cose sono biologicamente collegate, ed è un accostamento dannoso.
Ed ecco che subentrano gli anti-infiammatori come l’aspirina. Nel complesso, spiegano i ricercatori, i risultati riportati in questo studio suggeriscono che “i farmaci che riducono l’infiammazione possono anche ridurre l’aggressione”.
Saranno comunque necessari ulteriori studi per comprendere a fondo questo meccanismo, e l’azione degli anti-infiammatori come l’aspirina potrebbe fare la differenza per le persone affette da questo disturbo.